Dal 400 al 500

Ricca collezione di dipinti antichi a Pordenone

La Galleria d’Arte San Giorgio di Pordenone ospita opere e dipinti antichi risalenti al ‘400 e ‘500, un’epoca storica ricca di capolavori.

Il quattrocento e il cinquecento

Il Quattrocento

Nel quindicesimo secolo ha origine la tecnica dell'incisione su metallo o legno: sia attraverso l’editoria a caratteri mobili per creare testi illustrati, con matrici xilografiche, a ricordo dei bellissimi miniati amanuensi del secolo precedente, sia attraverso una possibile imitazione dei lavori argentieri eseguiti a cesello niellato (famosissimi quelli fiorenti) con incisioni a bulino, puntasecca o, più tardi, acquaforte.

Le manifestazioni più antiche risultano quelle tedesche tra cui spicca l’illustrazione della cosiddetta "Chronica di Norimberga" dello Schedel del 1491 circa, di Michael Wohlgelmuth e altri ignoti detti "Primitivi tedeschi" con circa 650 planches xilografiche.

In ltalia campeggia Mantegna e la scuola incisoria. Il Rinascimento italiano verrà, in parte, da questa traslato al resto d'Europa e costituirà il primo elemento coordinatore delle nuove protomi estetiche. Dürer e gli altri incisori tedeschi conosciuti come "Piccoli Maestri di Norimberga" saranno i propugnatori del nuovo linguaggio, in sostituzione dei modelli tardogotici. Ricordiamo in tal proposito il rimpianto di Albrecht Dürer di non aver mai potuto incontrare il suo maestro ideale Marfin Schongauer, di chiara matrice tardo-gotica ma di grande libertà compositiva e di grandissima e raffinata tecnica incisoria a bulino.
Il Cinquecento

Punti di riferimento e riconoscimento per il nostro paese furono i succitati "Piccoli Maestri di Norimbega" e il fiammingo Luca di Leida, mentre l'esigenza di divulgare i nuovi modelli figurativi proto e medio Manieristi italiani ai territori europei, partirono dalle Scuole incisorie del Raimondi a Roma, di C. Romano a Mantova, di Tiziano a Venezia e della scuola di Fontainebleau in Francia (gestita in gran parte da italiani).

La Riforma Luterana, assieme alla morte di Massimiliano 1° Asburgo Sacro-Romano Imperatore e del suo progetto culturale, saranno la causa dello spegnersi dell'ardore Norimberghese, mentre l’afflato innovativo verrà assunto dalle scuole dei fiamminghi P. Galle, D.W. Coornhert, interpreti delle istanze manieriste italiane in termini meno strettamente classici, e nelle quali nascerà uno dei massimi incisori del Nord Europa: H. Goltzius.

Il ‘500 andrà ad esaurirsi in due grandi famiglie fiamminghe di artisti: i Wierix e í Sadeler assieme a Cornelis Cort (legato, quest’ultimo, all'ambiente Veneto e Tizianesco): essendo venuti in Italia ed avendo assorbito le istanze anticlassiche del Concilio Tridentino, proposero le prime forme di vedutismo e paesaggismo naturalistico alla Carracci.

Le incisioni

Le tecniche incisorie nei Secoli XV e XVI: “In rilievo” e “In cavo”

In rilievo:

La xilografia ha matrici di legno e l’artista ne scava con "sgorbie" la superficie, lasciando intere solo le parti da inchiostrare (similmente ai nostri timbri di gomma). Le tavolette, in questi secoli, vengono tagliate lungo il senso delle fibre lignee, costringendo gli artisti ad un lavoro di precisione tecnica maggiore, data la loro fragilità (xilo in legno di filo) e si utilizzavano legni di pero e ciliegio, più lavorabili ma esposti a facile degrado. Il chiaroscuro o camaieu, seguendo la tecnica xilo di base, tende ad ottenere, sovrapponendo varie matrici a disegno con aree più ampie e usando inchiostri colorati, effetti chiaroscurati e plastici imitanti i disegni a pennello e le pitture.

In cavo:

Il bulino, somigliante ad un piccolo scalpello, affilato e sottile, utilizzato dagli orafi per l'esornazione dei loro pezzi (a bassorilievo semplice o con l'inclusione di paste colorate e/o festuche metalliche di colore diverso nielli e damascini, che evidentemente mettevano in evidenza la bellezza degli ornati), crea sulla matrice, per asportazione del metallo, solchi sottili che vengono costipati con dell'inchiostro tipografico denso; il resto della matrice va accuratamente pulita, altrimenti la stampa che si va ad ottenere risulterebbe fortemente afflitta dall'inchiostro stesso che la farebbe risultare ombrata ed offuscata.

Il bulino dà prove con segni o tratti sottili, delicati e di tonalità fascinose e argentee, con sinuosità regolari nell'andamento, che ci fanno cogliere la circospezione e la prudenza con cui deve muoversi la mano dell'artista mentre incide. Nessun errore è ammesso (come per la xilografia) perché non è riparabile. La puntasecca, come il bulino, opera direttamente sul metallo, ma lo strumento a punta rigorosamente conica non lo asporta e lo sposta in "barbe" sui lati del solco, che risulta così poco profondo.

In stampa il segno risulta ricco di morbidezze tonali, ma dalla lastra si tirano poche decine di prove belle, poiché la pressione piuttosto alta esercitata dal torchio di stampa va in breve ad appiattire miseramente i segni. L’acquaforte designa la soluzione idrosalina o l’acido idro-diluito che viene usato per preparare i solchi che definiranno il disegno sulla matrice da stampe. La lastra di rame o zinco viene ricoperta da uno strato di cera o di vernice particolare; sul lato da incidere, poi con una punta metallica sottile, l’artista tratteggia l’immagine da ottenersi.

Nel far ciò dove lo "stilo" agisce, scopre il metallo sottostante senza inciderlo. Un successivo bagno nell'acquaforte corrode i tratti scoperti creando i solchi che riceveranno l’inchiostro tipografico denso. Naturalmente, fatta la "morsura", la matrice va liberata dello strato protettivo prima di passare all'inchiostratura finale. L’uso di questa tecnica è invalso dalla seconda metà del ‘500 soppiantando i modi già descritti: unico neo è saper capire (qui interviene la sensibilità dell'artista) quando far terminare il bagno acido, per evitare che la matrice "si bruci", poiché i segni troppo corrosi e profondi creerebbero in stampa degli effetti "foschi" ed ineleganti.
Quando nella seconda metà del 2012 venne nella mia Galleria la gentilissima Presidente della Fondazione "G.8. Cima da Conegliano" per propormi una collaborazione con il suo Ente. Mi trovavo assai confuso ed incapace di agire per la crisi economica ormai profondamente in atto che già aveva fatto chiudere molte attività simili alla mia. Io mi trovavo sul mercato già da molti anni, avevo festeggiato infatti, un po' alla chetichella, il settembre dell'anno precedente, il 40° anno di attività antiquariale nel campo delle stampe antiche, moderne e contemporanee. Chiusa da tempo anche l’attività di insegnante e quella di Architetto, per stanchezza e un po' di noia e cessata anche l'attività, un tempo assai regolare e ritmata, di realizzare Mostre ed Esposizioni, per il costante calo dell'interesse della collettività per le "Arti minori" che mi ha costretto a mandare avanti da solo la Galleria per contenerne le spese, mi ritrovavo in quei giorni a valutare sconsolato quanto poco mi rimaneva dopo tutte le fatiche fatte fin a quel momento.

Mi è nata proprio in quella circostanza l'idea di organizzare in fasi successive e sistematiche tre mostre che aiutassero la Cittadinanza di Conegliano ad accostarsi al mondo dell'incisione e della stampa d'arte attraverso la riunione nelle sale della casa del Cima di grandi, medi e piccoli capolavori dell'incisoria attraverso i secoli. La prima dovrà essere sulle origini di quest’Arte e sulle produzioni nel XV e XVI Secolo; la seconda sulle produzioni del XVII e XVIII secolo; la terza su quelle del XIX Secolo fino agli sviluppi degli inizi del XXI secolo, portando un artista locale, dotato di creatività e sensibilità per l’incisione "in cavo", a presentarci parte delle sue opere, spiegandocene tecniche e contenuti.

Si trattava di reperire il materiale: a una parte provvederanno i fondi del mio negozio e il resto l’ho lasciato alla generosità dei miei clienti collezionisti che, contattati, dopo l’accettazione entusiasta da parte della gentilissima signora Curtarelli Vazzoler (ha immediatamente dato piena fiducia alla mia proposta) hanno risposto con gioia, generosità ed entusiasmo. ln questa occasione non posso dimenticare di porgere un caldo grazie a Franco Zuliani, mio vecchio cliente ed amico, che mi ha presentato alla Presidente della Fondazione ed ha collaborato assiduamente alla stesura del presente catalogo e spero, per quanto possibile, anche a quella dei prossimi; a Lui associo anche il fotografo di grande professionalità Bruno Pasqualotti per la sua abnegazione, pazienza e disponibilità; ai giovani, ma competenti restauratori Michele e Nicola Della Mora che di volta in volta hanno curato i fogli delle incisioni che mostravano ammalorature di vario genere e/o patologie e che mi hanno montato in cornice i fogli ancora non condizionati, il grafico, Signor Fabio Damo, che ha impaginato con gusto e competenza il presente catalogo e, spero, impaginerà anche gli altri.

Sopra tutti devo infinitamente ringraziare Grazia Maria Curtarelli Vazzoler per avermi risvegliato dal mio torpore e aver accolto la mia proposta ed in special modo per avermi aiutato nella stesura materiale dei testi e della loro correzione.
Contattate la galleria per richiedere informazioni su incisioni e dipinti antichi
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